Bye bye Case e Ospedali di Comunità? da MD Digital

Marcello Gemmato, responsabile nazionale per la sanità di Fratelli d’Italia, nelle innumerevoli dichiarazioni apparse su vari organi stampa, dopo la vittoria elettorale di FdI, boccia i modelli e gli standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Ssn, previsti dal Pnrr, in particolare le Case e gli Ospedali di Comunità e sottolinea che: “Per offrire una concreta medicina di prossimità serve puntare sulla rete dei medici di famiglia e dei farmacisti dotati di strumenti diagnostici di base”. Secondo il responsabile nazionale per la sanità di FdI, attraverso la telemedicina, per cui il Pnrr stanzia risorse pari a 7 miliardi, i Mmg e i farmacisti “possono fare di studi e farmacie gli hub in cui eseguire analisi di prima istanza, ecografie, elettrocardiogrammi. Si potrebbe contare in questo modo su una sanità diffusa che può sopperire anche alla chiusura di tanti ospedali”. La Mission 6 del Pnrr con cui verrebbero stanziati 15,6 miliardi alla sanità, prevederebbe la creazione di 1.350 Case di Comunità, 605 centri operativi territoriali e 400 Ospedali di Comunità. Per Gemmato si tratta di una strutturazione insufficiente e inappropriata alla creazione di una vera e propria rete assistenziale di prossimità. Il numero di Case di Comunità previste ingloberebbero ognuna un bacino di 40.000 abitanti lasciando tutte le aree interne, le aree montane, i piccoli comuni scoperte. “Rischiamo di non realizzare una vera medicina di prossimità - precisa Gemmato - escludendo i paesini, le aree disagiate. Per alcuni potrebbe significare farsi 20 minuti di auto per arrivare alla Casa di Comunità. Mentre il Mmg e il farmacista attrezzati garantiscono un’ assistenza davvero di prossimità”. Quanto messo in evidenza dal responsabile della sanità di FdI, ricalca alcune delle obiezioni portate all’attenzione del governo uscente da chi opera sul campo che, più volte, ha fatto presente che non si può creare una vera e propria medicina territoriale se non si parte dalla rete dei professionisti che oggi la costituiscono. Al riguardo è il caso di ribadire quanto da tempo vanno affermando i rappresentanti sindacali della Medicina Generale, in particolare la Fimmg: "Il progetto delle Case di Comunità si deve integrare con il sistema attuale, deve essere integrativo non sostitutivo della rete degli studi medici presenti nel nostro Paese". Ma c’è un ma, forse più di uno. Attualmente questa rete, a differenza di quella delle farmacie, appare sempre più frastagliata e a macchia di leopardo, vista la carenza dei medici del territorio, ne mancano al momento circa 5mila. Ci sono oggi moltissimi cittadini, anche residenti in grandi metropoli, che non riescono a trovare nella loro circoscrizione di appartenza un medico di famiglia che li prenda in carico quando il loro medico di fiducia è andato in pensione e così si ritrovano scoperti di assitenza di base oppure costretti a dover recarsi in quartieri diversi e lontani per trovare un Mmg disponibile e non ancora massimalista. La necessità di una riforma della medicina territoriale è apparsa in tutta la sua urgenza durante il periodo pandemico che ha messo anche in risalto i vulnus di tutto il nostro Ssn sia per l’assistenza di primo sia di secondo livello. Non è un caso che i medici e gli operatori sanitari abbiamo di recente dato vita ad una mobilitazione unitaria in cui le istanze sindacali sono accompagnate da una richiesta prioritaria, cioè dalla necessità di una vera e propria riforma di sistema del nostro Ssn. "La visione della futura medicina territoriale non può non comprendere l’importante ambito del rapporto fra ospedale e territorio - ricorda Cittadinanzattiva nel recente documento 'Salute di Comunità' - facendo leva su una visione centrata sul percorso di cura e sulla presa in carico che si articolano tra territorio e ospedale in un continuum sinergico ed efficiente tra luoghi di cura e professionisti sanitari. Questo percorso deve prevedere la piena valorizzazione delle figure sanitarie coinvolte nei vari luoghi di cura e il pieno utilizzo della digitalizzazione quale strumento facilitante sia per il sistema sia per il cittadino".

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