La Mobilità dolce a Torino di M. Panichi

Questo è il problema. Sia pur con la mia incompetenza, non credo che sia sufficiente ridurre la velocità delle auto per abbassare il numero eccessivo e preoccupante di incidenti e ricoveri in ospedale di ciclisti o di coloro che cavalcano monopattini. Abbiamo letto che la città di Torino è al top come percentuale annua di incidenti alle due ruote e qualcuno vorrebbe attribuire la maggiore responsabilità agli automobilisti inosservanti delle regole della circolazione in città. Sicuramente ci sono svariati esempi di indisciplina automobilistica ma sono innumerevoli e documentabili le infrazioni al Codice della strada da parte delle due ruote. Inutile qui riportarne l’semplificazione perché è sotto l’occhio di tutti i frequentatori delle strade cittadine, di giorno e di notte. Senza voler difendere in maniera corporativa gli automobilisti di cui faccio parte personalmente voglio fare qualche riflessione con chi mi legge e dire che i fruitori delle due ruote ci salgono sopra senza aver frequentato nessun corso istruttivo sulle regole della circolazione urbana. Basta aver imparato ad andare in bicicletta o ancor di più a maneggiare un marchingegno elettrico con due piccole ruote, che può raggiungere però velocità superiori ai 50 Km/ora. Non ci sono obblighi di dover conseguire una sorta di patentino, né di assicurazione RC, né di Dispositivi di protezione come il casco od un giubbotto fosforescenti di notte, non sono previsti specchietti retrovisori, segnalatori di direzione od acustici… e così via. In buona sostanza le due ruote non hanno limiti di età e non brillano nell’essere ligi al codice stradale. In più non hanno targhe che possano identificare l’infrazione da parte delle telecamere come accade invece per auto e moto. Non conosco le statistiche delle sanzioni automobilistiche rispetto a quelle non comminate a ciclisti, monopattinisti ma anche pedoni…temo però che la deterrenza nei confronti di queste tre ultime categorie di utenti delle nostre strade cittadine sia molto scarsa, forse occasionale o molto fortunosa. Solo un Vigile Urbano ciclista, magari dotato di un mezzo a due ruote altrettanto veloce ed agile, potrebbe forse pensare ad un inseguimento per contestare una violazione stradale di un indisciplinato. Io non ho mai incontrato nella nostra città pattuglie di giovani Vigili atletici e dotati di mezzi veloci per controllare e contrastare l’indisciplina dilagante delle due ruote, che se imprudenti sono comunque utenti molto fragili nel traffico cittadino. La mobilità mista a Torino lascia perplesso non solo il sottoscritto e molti altri come me ma lascia perplesso anche il referente della Commissione comunale dei trasporti che ha rilasciato intervista a “La Stampa”. Mobilità dolce si! ma anche sicurezza: la giusta filosofia da seguire è, a parer mio, la formazione degli utenti delle due ruote ma anche la deterrenza. Gli automobilisti sono già stati formati prima di conseguire la patente e costantemente nel tempo devono dimostrare prerogative psico fisiche di idoneità per il rinnovo del documento. Io spero di non avere mai la disgrazia di incocciare un ciclista indisciplinato che magari mi svolta in contromano perché, a parte l’emozione della disgrazia, di sicuro andrei incontro ad un sacco di grane assicurative e non, di verbali, di avvocati, di perdite di tempo, di sonno e di malessere psichico per l’accadimento. Io ci metterò tutta l’attenzione possibile nel prevedere le mosse delle due ruote e nell’aprire la porta dell’auto quando mi fermo ma mi auguro che anche le istituzioni facciano la loro parte riprogettando la mobilità.

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